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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 66
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originale
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[66] Haec ego nunc physicorum oracla fundo, vera an falsa nescio, sed veri [simile] tamen similiora quam vestra. Ista enim flagitia Democriti sive etiam ante Leucippi esse corpuscula quaedam levia, alia aspera, rutunda alia, partim autem angulata et hamata, curvata quaedam et quasi adunca, ex iis effectum esse caelum atque terram nulla cogente natura, sed concursu quodam fortuito -- hanc tu opinionem, C. Vellei, usque ad hanc aetatem perduxisti, priusque te quis de omni vitae statu quam de ista auctoritate deiecerit; ante enim iudicasti Epicureum te esse oportere, quam ista cognovisti: ita necesse fuit aut haec flagitia concipere animo aut susceptae philosophiae nomen amittere.
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traduzione
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66. Queste che ti vengo esponendo sono le divinazioni dei nostri filosofi naturali; se esse siano vere o false non
saprei dire, ma certo sono pi? probabili delle vostre. Quanto poi alle disastrose teorie di Democrito, o anche del suo
predecessore Leucippo, secondo le quali esisterebbero delle sottili particelle di cui alcune ruvide, altre rotonde, altre
ancora fornite di spigoli o con superficie ricurva e recanti una sorta di uncini e da esse deriverebbero il cielo e la terra
non in forza di un impulso naturale ma in seguito al loro fortuito incontro, tu, Gaio Velleio, hai recato in te fino ad ora
questa dottrina e sarebbe pi? facile distoglierti dalla vita che dalla fedelt? a codesto tuo maestro. Gli ? che tu hai deciso
di essere epicureo prima ancora di conoscere queste dottrine e ti sei quindi trovato nella necessit? o di accettare ed
aderire a questi spropositi o di rinunciare al nome della scuola da te adottata.
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